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secondo: electronicmusic.it
L’house music nasce in America a metà degli anni 80, a Chicago per la precisione, come tipo di musica dance da cui nel corso degli anni deriveranno la Techno e la Jungle, ed è figlia della tecnologia. Infatti è proprio con l’uso di computer, di sequencer nonchè di sintetizzatori che prende vita: la macchina fondamentale da cui ha preso forma infatti questo filone dell’elettronica è la bassline della Roland TB-303, combinata con la drum machine Roland 606. In poche parole groove di basso semplice e ripetitivo e ritmica quattro quarti. Se Chicago è la città natale dell’house, anche New York e in seguito Detroit hanno un ruolo significativo per la sua diffusione ed evoluzione.
Il termine “house” deriva direttamente dai “warehouse parties” dove si poteva ascoltare questo genere di musica, poi esploso come fenomeno di massa nei club di culto come il Powerplant e il Warehouse di Chicago dove dominava la figura del d.j. Frankie Knuckles, a cui va il merito di essere stato uno tra i primi dj a programmare l’house, e dunque anche uno dei suoi inventori. A Chicago nasce in quel periodo una vera e propria scena grazie anche a dj come Spanky, dj Pierre, Ron Hardy, Jesse Sounders.
I primi esperimenti di musica house furono eseguiti sempre al Wharehouse di Chicago dove Knuckles suonava delle basi musicali create ad arte da produttori locali come Colonel Abram e Jesse Sounders, basi che risultavano esere un ibrido tra l’hip hop dei primi anni ’80 e i ritmi sintetici in 4/4 tipici della discomusic anni ’70. In poco tempo la scena house si sviluppò grazie a dischi come “Clear†di Jesse Saunders, il primo disco mix House, “Music Is The Answer” di Colonel Abram, “Music Is The Key” di J.M. Silk che è stato il primo disco house a entrare nelle classifiche internazionali di Billboard, “Waiting On My Angel” di Jamie Principle, “Aw Shucks” di Jackmaster Funk e “Jack Your Body” di Steve Silk Hurley, che raggiunse il primo posto nelle charts americane.
Timidamente intorno al 1987 l’house sbarca anche in Europa, e precisamente a Londra, dove club come lo Shoom e l’Heaven prima e lo Spectrum e The Trip dopo cominciano ad organizzare dei veri e propri house party, frequentati da un numero sempre maggiore di giovani al grido di “acid!!â€; ed è allora che l’house oltre che fenomeno musicale esplode come fenomeno di massa, di stile e soprattutto di costume (faccine gialle smiley, T-Shirt day-glo…..).
Anche in Inghilterra escono le prime produzioni in stile house che, manco a dirlo, scalano immediatament i vertici delle classifiche: è il caso di Tim Simenon alias “Bomb The Bass†con la sua Beat Dis (un miscuglio di hip hop, rap ed elettronica) e soprattutto degli S-Express del dj Mark Moore con il tormenone Theme from S-Express. Ma il brano forse in assoluto più famoso alla fine degli anni ’80 (1987 per la precisione) è stato Pump Up the Volume dei M.A.R.R.S., gruppo fantasma della gloriosa etichetta 4AD durato lo spazio di quella singola canzone, costruita assemblando insieme una trentina di samples provenienti da autori come James Brown e Public Enemy, e che ebbe un successo planetario. Nel corso degli anni ’90 saranno poi i dj a manipolare l’intera scena house mondiale, basti pensare a nomi come Francois Kevorkian, David Morales, Roger Sanchez, Deep Dish, Joe Claussell, Danny Tenaglia…..
Nel frattempo la house, arricchita dall’ebm e dall’elettronica post-industriale inglese e tedesca, torna negli Stati Uniti, a Detroit, e diventa techno, quando Kevin Saunderson, insieme a Darrick May e Juan Athins, (gli iniziatori del movimento techno), pubbilcò nel 1988 un pezzo intitolato”Big Fun” che fu coniato dalla rivista inglese “The Face” con il termine techno.
La techno è una variante dell’house caratterizzata da percussioni, drum beats martellanti e linee di basso; altro non è che una ripetizione ipnotica di groove ad alta velocità , di solito senza vocals e con melodie ridotte al minimo se non addirittura inesistenti.
Si può tranquillamente dire che i precursori della techno furono i Kraftwerk, e infatti l’intera scena di Detroit non ha mai mancato di tributare i giusti onori alla mitica band di Dusseldorf, sotto forma di samples e campionamenti vari inseriti via via nelle basi musicali create dai produttori techno americani. Il rappresentante della techno americana ancora oggi più famoso rimane Moby, (peraltro autore di vari dischi di genere ambient, colonne sonore, fino al celebre Play) che con Everything is Wrong del 1995 ha segnato l’unione della techno col pop (oltre ad aver dato vita a una canzone come Thousand contenente 1000 BPM, contro i 180 della techno più veloce!).
In Europa la techno ha dato vita a forme estreme come la l’hardcore ( sparata a mille sempre sopra i 170 bpm dei rave di massa), il tribal e il progressive, ma non solo. Nascono infatti anche tutta una serie di sottogeneri musicali estremamente minimalisti che hanno alla base il suono sintetico dei Kraftwerk, che avranno il loro punto di riferimento nella prestigiosa etichetta WARP, che presenta in catalogo artisti del calibro di Aphex Twin, LFO, Nightmares on Wax e Plaid. I primi anni ’90 vedono inoltre la pubblicazione di dischi bellissimi in cui per la prima volta l’indie-rock si sposa con la dance elettronica più evoluta: capostipite del genere è il celeberrimo “Screamadelica†dei Primal Scream (la bellissima Loaded, brano guida del disco, remixata dal famoso dj Andy Weatherall, rappresenta uno dei momenti musicali più significativi del decennio), ma altrettanto validi sono “Soon†dei My Bloody Valentine e il disco di esordio degli Stone Roses, che insieme agli Happy Mondays (splendido il loro Pills’n’Thrills and Bellyaches) danno vita alla celebre scena di Madchester, movimento che , come già detto, cercava di fondere (con successo) attitudini rock a sonorità e ritmiche dance. Adamski, alias Adam Tinley, ha radici in un gruppo punk (Stupid Babies), ma dalla metà degli anni Ottanta opera nel mondo della dance e dell’elettronica, passando attraverso la frequentazione della scena ‘house’ di Chicago e la stagione Acid House inglese. Sopravvissuto ad eccessi di alcol e droga, dal ’99 Adamski vive a Bologna con la moglie e la figlia, e a Bologna ha lavorato a numerosi progetti, ultimo dei quali ‘Mutant Pop’, un viaggio in dieci brani attraverso funky, soul, trip-hop e acid jazz. Il suo disco house più riuscito è senza dubbio “Liveandirect” del 1990.
Gli anni ’90 hanno visto poi l’affermarsi di artisti provenienti anche da zone prima poco interessate alla musica house, come Plastikman (aka Richie Hawtin, fondatore della cult lebel +8), il noto dj francese Laurent Garniere il produttore tedesco Thomas Felhmann, già collaboratore degli Orb. Nel frattempo il dj Alex Patterson nelle sue serate a Londra comincia a suonare musica senza ritmo che si rifà alle vecchie produzioni del kraut-rock, e decide visto il buon riscontro da parte del pubblico di applicare questa sua intuizione ai dischi del suo gruppo, gli Orb appunto, che con il loro “Adventures Beyond the Ultraworld†del 1991 danno vita a un nuovo filone house, con marcati riferimenti all’ambient, alla new age, alla psichedelia e al kraut-rock tedesco dei primi anni ’70. Sono immediatamente seguiti da artisti come Aphex Twin, Future Sound of London, Orbital, a Guy Called Gerard, che danno vita a un’elettronica minimale, quasi vegetale, che trova in Internet uno dei veicoli di maggiore propagazione (i Future Sound of London ad esempio sono stati i primi nel 1995 a diffondere in contemporanea via internet un loro concerto).
La seconda parte degli anni ’90 ha visto affermarsi in Germania, ma non solo, un nuovo filone di musica elettronica minimale come diretta discendenza della musica dei Kraftwerk: parliamo dei Tarwater, degli Oval, dei Mouse on Mars (al cui disco Iaora Thaiti ha collaborato guarda caso l’ex-Kraftwerk Wolfgang Flur), dei Rechenzentrum, dei Boards of Canada, dei Broadcast, dei To Rococo Rot, dei Matmos, di Schneider TM, che rappresentano egregiamente la musica robotica dei Kraftwerk prioettata nel 2000.
Molto importante è anche il nuovo filone house francese, nato con gli Air nel 1997 (splendido il loro “Moon Safari†del 1998 con Sexy Boy che li ha fatti conoscre al grande pubblico), che peraltro si avvicinano più a un formato elettronico minimale e per colonne sonore, e che presenta gruppi o artisti di spicco come Etienne de Crecy, Saint Germain, Mirwais (produttore di “Music†di Madonna), Les Rhytm Digitales, Bob Sinclair, Daft Punk, Cassius, Mr Oizo, Phoenix, Modjo, Frederic Galliano e dj validissimi come Dimitri from Paris, DJ Cam, Kid Loco, Alex Gopher e Benjamin Diamond, peraltro soliti ad inserire nei loro dischi house espliciti riferimenti ai classici della disco anni ’70.
secondo electronicmusic.it
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